BALLO DELLE INGRATE
Spettacolare Concerto Multimediale liberamente tratto da Claudio Monteverdi
di
LETIZIA RENZINI elettronica, video, regia
SABINA MEYER soprano, direzione musicale
con
THEODORA DELAVAULT libretto
MARINA GIOVANNINI danza, coreografia
A universal plight.
The hell that Dante described in his Divine Comedy written in 1308 already contained the laments and tormented voices and mutterings, the tortured murmurings of people from all over the world, he expressly mentions that he hears not only the voices of his own people, but foreign ones too.
Three centuries later, Monteverdi’s operette, taken from Ottavio Rinuccini’s libretto (the first opera writer in history) voices the laments of what he terms “Ingrates”. The laments of Renzini’s Ingrates another four centuries later, are not only multilingual and multicultural, each culture's problem being different and yet fundamentally the same, but they are also expressed in today’s version of what opera was then, a multi-medial language. The opera by Monteverdi was originally intended as a pre-marital performance to take place within a wedding ceremony, as a warning to those who were about to make their vows; designed to remind them of the weight, of the importance, of what they were entering into, and the necessity of a certain set of qualities, or virtues, needed for its success. Between 2011 and 1604, lie four centuries of history, and evolution, but the issues addressed are timeless and highlighting this is what makes a contemporary version of the. Ball of the Ingrates all the more poignant. It forces us to rethink a lot of what we take for granted in a post-war (of the sexes) world.
LAMENTO D’OTTAVIA Claudio Monteverdi
Disprezzata regina, del monarca romano afflitta moglie. Che fo, ove son, che penso? O delle donne miserabil sesso: se la natura e'l cielo Libere ci produce il matrimonio c'incatena serve. Se concepiamo l'uomo, O delle donne miserabil sesso! Al nostr'empio tiran formiam le membra, allattiamo il carnefice crudele che ci scarna e ci svena, e siam costrette per indegna sorte a noi medesme partorir la morte. Nerone, empio Nerone,Nerone, marito, o dio! Marito bestemmiato pur sempre maledetto dai cordogli miei. Dove, ohimè, dove sei? In braccio di Poppea,tu dimori felice e godi. E intanto Il frequente cader de' pianti miei. Pur va quasi formando un diluvio di specchi, in cui tu miri, dentro alle tue delizie i miei martiri.
OH DOLCEZZE AMARISSIME D’AMORE Luzzasco Luzzaschi
Oh dolcezze amarissime d’amore, quest’è pur il mio core, quest’è pur il mio ben. Che più languisco, che fa meco il dolor? Se ne gioisco. Fuggite Amore Amanti, Amore Amico. Oh che fiero nemico. All’hor che vi lusinga. All’hor che ride e condisse i vostri pianti Con quel velen che dolcemente ancide. Non credete ai sembianti che par soave et e pungente e crudo. Et è men disarmato all’hor che nudo!
DEH VIENI ORMAI COR MIO
Luzzasco Luzzaschi
Deh vieni ormai cor mio all’usato soggiorno.
Che già sen vola all’occidente il giorno.
E la mia vita stanca non men che il giorno manca.
Vieni! Consola il mio cordoglio atroce.
Quella beata voce, consola il mio cordoglio atroce.
E fieno spirto al mio languir tue note. E fieno al sol cha già nel mar le rote.
LAMENTO DELL’INGRATA
Ahi troppo Ahi troppo è duro! Crudel sentenza, e vie più cruda pena! Tornar a lagrimar nell'antro oscuro! Aer sereno e puro, Addio per sempre! Addio per sempre, O cielo, o sole! Addio lucide stelle!Apprendete pietà, Donne e Donzelle!
Al fumo, a gridi, a pianti, A sempiterno affanno! Ahi! Dove son le pompe, ove gli amanti! Dove, dove sen vanno Donne che si pregiate al mondo furo? Aer sereno e puro, Addio per sempre! Addio per sempre, O cielo, o sole! Addio lucide stelle! Apprendete pietà, Donne e Donzelle!